lunedì, maggio 11, 2015

Vi ricordate il post del 21.10.2014 in cui scrivevo del fermifugo "fai da te", un vecchio rimedio dei contadini di una volta, che usavano la pianta dell'Artemisia (detto in dialetto Bun mègu), come vermifugo?
Allora, sono andata a raccoglierla già un paio di volte e l'ho somministrata a distanza di 15 giorni ai cavalli: una manata di artemisia tritata mescolata con il fioccato.
Negli ultimi anni, i vermi si sono rivelati sempre più resistenti e finiscono per non essere più sensibili ai vermifughi chimici. Cosi ho pensato fare questa prova...Qualcuno penserà che sono pazza ma mi hanno detto che farà bene perche espelle i vermi e pulisce l'intestino.
Qui sotto ho messo un immagine di alcuni vermi che il cavallo può ospitare, più di 150 diversi parassiti e i più colpiti sono i puledri.
Queste informazioni le ho trovate dal sito  http://www.cavallodelventasso.it/notizie-utili e gli ho copiati.



Strongyloides Westeri:
sono parassiti che vivono nel piccolo intestino e si trovano in maggior numero nei puledri che hanno avuto modo di ingerirli attraverso il latte materno infetto di madri colpite; mano a mano che il puledro cresce tende a svilupparsi una risposta immunitaria che riesce a tenere in parte sotto controllo l’infestazione ma in caso in cui siano presenti grandi quantità di vermi si possono avere episodi anche seri di diarrea.

Parascaris Equorum (Ascaridi):

anche questi come nel caso precedente vivono nel piccolo intestino e sono molto comuni nei puledri. L’ingestione delle larve avviene prevalentemente al pascolo e dal piccolo intestino tendono a migrare verso altri organi quali fegato e polmoni per poi tornare nel piccolo intestino per svilupparsi e deporre uova. Possono dare origine a diarrea o sintomi respiratori e nei casi più gravi possono avere come conseguenza un blocco intestinale, causare un ritardo nella crescita ed episodi di colica.

Oxyuris:

si insediano nel grosso intestino e le femmine migrano poi nella zona dell’ano dove depongono le uova che sono la causa dell’irritazione che provoca forte orticaria nella zona dell’attaccatura della coda.

Habronema e Draschia: risiedono nello stomaco dove i vermi ormai adulti possono determinare gastrite. Le larve sono capaci di contaminare le ferite determinando piaghe estive.

Anoplocephala perfoliata, A. magna (vermi piatti):

vengono veicolati da un acaro presente nei pascoli che funziona da intermediario nella trasmissione. I sintomi più evidenti sono determinati dalla perdita di peso, attacchi di diarrea, colica spasmodica e intussuscezione (una porzione di intestino si va ad inserire in quella successiva in maniera telescopica) fino alla possibile rottura dell’intestino.

Gasterophilus (larve di mosca):

le mosche trasportano le uova sul cavallo stesso (spesso sulle gambe) che, leccandosi, le ingerisce e ne determina la schiusa. Queste vanno ad insediarsi nello stomaco dove possono eroderne la mucosa fino alla rottura (casi tuttavia molto rari).

Ciatostomi o piccoli strongili (vermi tondi):

ne esistono una cinquantina di specie conosciute, anche questi ingeriti al pascolo e le larve vanno a colonizzare il grosso intestino deponendo uova che vengono nuovamente espulse nelle feci. Può conseguire una minor motilità intestinale, perdita di peso e diminuzione dell’appetito con episodi di leggere coliche intermittenti.

Grossi Strongili:

sono i parassiti intestinali più patogeni con un ciclo vitale simile a quello dei piccoli strongili ma le larve migrano nell’intestino passando per le arteriole con conseguente irritazione del letto vascolare, aneurisma dei vasi con infiammazione, ischemia ed infarcimento di porzioni dell’intestino; possono causare coliche, diarrea e possibile morte dell’animale colpito.

Dictyocaulus arnfieldi (vermi polmonari):
Non sono generalmente vermi che vivono nel cavallo ma bensì sono più comuni nell’asino. Vengono infatti riscontrati principalmente in cavalli che vivono con gli asini poiché i vermi adulti vivono nei polmoni degli asini deponendo uova che vengono poi espulse e ingerite dal cavallo al quale possono provocare broncopolmonite e bronchite parassitaria.



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